La bella e la bestia
“il pregiudizio culturale”

 

Perché non si riesce a lasciare un uomo che fa del male?
Cosa affascina di questi uomini?
Quali sono le caratteristiche delle donne che ne sono attratte?
Si chiama “ossessione da relazione”.
Trattasi di una dedizione ad una relazione dolorosa e infelice, con l’obiettivo di riuscire a cambiare la violenza del partner attraverso il proprio amore.
Sono donne che svolgono una missione di bontà e amore, convinte che verrà loro riconosciuto ciò che hanno idealizzato attraverso favole come “La bella e la bestia”.
Nelle favole le donne esprimono il bisogno di essere al servizio di un uomo, aiutarlo ed amarlo.
In realtà l’elemento che rende affascinanti tali uomini é quello di poterli aiutare! Di salvarli! Di riuscire a tirar fuori la loro la parte buona! Dalla loro, gli uomini violenti (verbalmente, psicologicamente, fisicamente), vanno alla ricerca di donne che possano aiutarli a sentirsi più sicuri, elevando la loro autostima attraverso la violenza.
Sono chiamate le “donne in bianco”,le anime pure. Donne che redimono gli uomini donando il loro amore ed accettando qualunque cosa.
Non si tratta di un’idea moderna ma fa parte di una vecchia cultura che ancora ci portiamo dietro, sulla quale si sono basate la maggior parte delle favole.
“La bella e la bestia” incarna una verità spirituale, per cui ognuno di noi ha in sé una parte buona.
Ma insieme a questa verità troviamo anche il pregiudizio culturale, per cui se una donna ama intensamente un uomo, questi potrà cambiare.
Quante volte abbiamo sentito il detto che “una buona moglie fa un buon marito?” Questa credenza é incistata nella nostra psiche, espressa nei nostri discorsi e comportamenti quotidiani: noi donne possiamo cambiare un uomo in meglio con la forza del nostro amore, e questo ci fa sentire delle “Giovanna D’Arco”.
La scelta di restare al fianco di uomini violenti nasce da un’infanzia sottoposta ad emozioni schiaccianti come paura, rabbia, tensioni continue, sensi di colpa, inadeguatezza.
Chi ha vissuto questi sentimenti, sviluppa delle difese, strumenti di autoprotezione dal dolore che corrispondono alla negazione.
E’ un meccanismo utile per ignorare verità che non vogliamo prendere in considerazione.
Tutti noi, di fronte a parole come: violenza, incesto, alcool, droga, abbiamo reazioni emotive intense e quando ci coinvolgono, tendiamo a negare l’idea che queste etichette possano appartenere alla persona che amiamo.
Purtroppo l’incapacità di usare appropriatamente queste parole, evita di vedere la realtà dei fatti.
Il mistero di tale incapacità risiede nelle esperienze infantili, molte donne si negano i propri bisogni personali, cercando invece di provvedere a quelli degli altri perché il loro ruolo sin da piccole era questo, e da adulte continuano ad indossarlo.
Trattasi dello “spirito di sacrificio”, insegnato come anticamera dell’amore.
Queste donne, spesso vittime di violenza, confondono la stessa come attenzioni nei loro confronti.
E’ ora di dire basta alle sole favole come “La bella e la bestia”, affiancandole invece con quella di “Mulan”.

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