Chi abita nella mia stanza?

La casa é il nostro IO, la zona in cui torniamo ogni volta che abbiamo bisogno di stare con noi stessi, di contenerci, di coccolarci, quel luogo sicuro per noi, dove ci ritroviamo, dove sappiamo di essere ed esserci.
La nostra casa interiore è stata costruita nel tempo e le fondamenta sono state fissate durante l’infanzia, costituendo l’autostima.
Se la nostra casa non ha basi solide, traballa e cerca la solidità presso un’altra casa, in una ricerca continua e disperata che non trova appagamento, perché non sa riconoscere le buone fondamenta.
Ogni volta che incontra una nuova casa ci entra per trovare ciò che le manca, spinta dal bisogno di nutrimento.
A questo punto entra in scena l’elefante, il nostro IO (casa) inizia ad idealizzare per poter soddisfare una fame arcaica, ma invece di un pasto succulento, si sta nutrendo di briciole.
“L’elefante nella stanza” é una tipica espressione inglese che sta ad indicare una verità che vogliamo ignorare o minimizzare ma che è evidente agli altri.
Una verità troppo dolorosa da elaborare ed accettare, tanto da mentirci.
Una verità che ha agganci con il nostro passato familiare, con la nostra infanzia, con la nostra adolescenza.
Una verità che trasformiamo in idealizzazione rispetto a ciò che viviamo, pur di continuare a vivere pseudo amori.

Così cominciamo a costruire il nostro “ elefante” modificando l’oggettività del fenomeno vissuto.
Un compagno/a violento/a, aggressivo/a.
Un amore che ci tradisce ripetutamente.
Un genitore freddo e distante.

VENGONO TRASFORMATI IN:
Un compagno che non sappiamo comprendere e per colpa nostra diventa violento
Un amore che viene agganciato da altri ma per lui/lei si tratta solo di conoscenze.
Un genitore impegnato per farci vivere comodamente.

Questi sono alcuni dei tanti “elefanti” che nascondiamo nella nostra stanza interiore.
La parte più profonda di noi conosce la verità ma non può urlarla perché ha timore di ciò che direbbe, perdendo quelle poche briciole di affetto che riceve.
Affidiamo all’ altro i nostri conflitti interiori, certi del fatto che la sua vicinanza cicatrizzi le nostre ferite e metta a tacere il dolore, invece perpetuiamo in uno stillicidio.
Pensiamo di amare, e se ci riflettiamo bene é giusto, pensiamo, entriamo nella confusione fra la mente ed il corpo, ma non é la mente che può dirci se amiamo, bensì il corpo, la pancia, lei sente di amare, lei é il nostro termometro emotivo.
Questo non é amore, si chiama BISOGNO!

STIAMO IGNORANDO L’ELEFANTE CHE ABBIAMO NELLA STANZA

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