L’integrazione delle polarità
-Ciao Luca, ti vedo turbato oggi!
-Daniela, ho sognato di avere un tumore e questo mi ha destabilizzato molto, ma la cosa che più mi angosciava era che tutti lo sapevano ma non mi dicevano nulla, fino a quando non ho capito tutto da solo, ma l’ho capito solo quando stavo per morire.
Dovevo abbandonare tutto e tutti, dovevo lasciare ogni cosa e non volevo.
Piangevo disperatamente e il dolore era straziante. Non potevo crederci, non era possibile, avevo ancora tante cose da fare, da vedere, da vivere, da emozionarmi!
Luca era davvero angosciato nel raccontarmi il sogno, si agitava sul divano, preso tra lo spavento e l’ansia di scoprirne il significato.
Durante un percorso psicologico é frequente sognare, soprattutto sognare di morire.
Il paziente si trova a fare i conti con esperienze di separazione:
separazione dalle sue vecchie difese disfunzionali e in quanto tali, spesso risultano autosabotanti, e la separazione con lo psicologo, ogni volta che lo saluta alla fine dell’incontro.
La domanda che spesso mi viene posta é:
– cosa significa questo sogno?
– I sogni, secondo “l’Approccio Integrato”(scuola di riferimento), rappresentano la via maestra per l’integrazione delle polarità che viviamo all’interno di noi stessi.
Per cui, sognare é di fondamentale importanza durante un percorso psicologico.
Viene portato a livello di coscienza ciò che fino a quel momento albergava nell’inconscio.
Lo psicologo lascia che il paziente scopra da solo l’importanza che esso ha per lui, attraverso una rappresentazione e drammatizzazione di tutti gli elementi presenti nel viaggio onirico; significato che ha per il paziente.
Così ho chiesto a Luca di raccontarmi il sogno al presente e di concentrarsi su cosa significasse per lui questo sogno, come si sentisse nel raccontarlo e cosa lo avesse colpito in particolare.
Luca dichiarava di provare disperazione, la sensazione che il tumore crescesse sempre di più e lui non potesse far nulla per fermarlo.
Sospirava e scuoteva la testa, continuava nella descrizione, poi ad un certo punto si é fermato e si é reso conto che mentre descriveva il tumore, esso diventava meno terrificante e gli faceva meno paura.
Ho chiesto a Luca di mettere una mano sulla parte del corpo dove aveva sognato di averlo, e di prenderci contatto.
Gli ho domandato se fosse cambiato qualcosa ora che aveva un contatto diretto con esso. Luca sosteneva di percepirlo come un suo pari, come se si fosse istaurata una sorta di comunicazione a due.
Gli ho chiesto di invertire le parti e di prendere il posto del cancro dandogli voce e chiedendogli cosa cercasse.
A questo punto Luca comprese che il cancro non voleva danneggiarlo ma soltanto prendere il posto di meccanismi che non gli erano più utili, affinché lui potesse guardare a qualcosa di diverso, così da lasciar andare il vecchio per far spazio al nuovo.
Luca aveva dato un’accezione angosciante alla separazione, perché nei nostri schemi mentali il “separarsi” corrisponde all’abbandono.
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