Il Potere dell’abbraccio
Mai come in questo periodo ci ritroviamo ad affrontare l’astinenza da contatto fisico, mantenendo una distanza detta di “sicurezza”.
Cerchiamo di supportare questa mancanza usando metodi tecnologici a nostra disposizione, sperimentando la vicinanza attraverso la lontananza, mettendo a tacere l’emozione che si genera durante il contatto fisico, allontanando quel bisogno arcaico legato alla memoria cellulare: l’abbraccio!
Cosa accade quando ci priviamo di un bisogno legato alla memoria cellulare?
Entriamo nella paura!
La paura del vuoto, di perdersi, non riconoscersi nella propria identità!
La paura del vuoto ci porta a reagire con il “fare”, invece dovremmo “stare”, ascoltare cosa vuol dirci, dove vuole condurci la paura,
Ogni emozione quando si presenta é portatrice di un messaggio, anche le emozioni considerate “negative”, ma non esistono emozioni negative, esistono le emozioni e basta!
Com’é possibile che il contatto fisico, lo sguardo, l’odore dell’altro ci aiutino a contattare noi stessi, con tutti i nostri aspetti?
La fase più importante della nostra vita é racchiusa nei nove mesi di gravidanza e nei sei mesi successivi alla nascita.
Abbiamo vissuto in stretto contatto all’interno di un luogo caldo, rassicurante, protetto. Poi alla nascita, non a caso, la natura fornisce la donna del nutrimento necessario al neonato attraverso il seno.
La mamma per allattare il piccolo lo abbraccia, in quel contatto sperimenta odori, sensazioni e questo abbraccio rappresenterà il senso di sicurezza che porterà con sé in età adulta. La distanza che intercorre fra gli occhi della mamma e quelli del bambino é di 30 cm. circa ( distanza in cui il neonato riesce a vedere ), e il bambino vede se stesso attraverso gli occhi della madre, il modo in cui ella lo guarda diventerà il modo in cui egli stesso si guarderà da grande. Da questo momento ha inizio la costruzione della sua identità.
Il tutto resterà impresso nella sua memoria cellulare per sempre e lo ricercherà in tutte le relazioni.
Ecco perché in questo periodo di quarantena, dove ci ritroviamo in un forzato isolamento dai nostri contatti preferiti, scelti, quelli che ci ricongiungevano al ricordo del caldo contenimento, dello sguardo rassicurante e del nutrimento appagante, improvvisamente il nostro corpo inizia a manifestare sintomi attraverso la pelle.
Esplodono eruzioni cutanee, eczemi, afte all’interno della bocca, herpes labiali.
Sono tutte manifestazioni di emozioni contratte, non espresse, retroflesse dentro di noi.
Le emozioni vanno vissute con il corpo, altrimenti questo si ammala.
L’abbraccio rappresenta l’espressione più nutriente per il nostro benessere psicofisico.
Il corpo diventa il portatore di un messaggio estremo, quello di un disagio della psiche, perché psiche e corpo sono inscindibili.
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