La vita non é lo sforzo di resistere al temporale coprendosi con l’ombrello, ma danzare sotto la pioggia!
Assaporare le gocce d’acqua che bagnano il viso, sentire il valore di quella pioggia.
Allo stesso modo possiamo avere la capacità di percepire tutto ciò che di noi riteniamo imperfetto, difettoso, negativo; equilibrio naturale.
Non possiamo crescere come persone e quindi umani, se rifiutiamo il nostro limite e non accettiamo quello degli altri.
La nostra cultura é ossessionata dall’idea che l’uomo debba essere perfetto, quindi con il concetto del “non limite”.
Si tratta di una verità inventata! Il mondo occidentale perde la visione umana delle cose, in tutti gli strati e dimensioni della vita.
Si parte dalla bramosia di fare e possedere, all’illusione del successo e autoglorificazione.
Ci giudichiamo e ci trattiamo attraverso il criterio della perfezione.
Diamo importanza a ciò che gli altri dovrebbero “essere” o “fare”, imponendo regole che vanno contro la nostra natura umana, distruggendo ciò che “siamo”, in vista di un irraggiungibile “dovremmo essere”.
L’imperfezione, invece restituisce all’uomo la sua verità, quella umana, dell’autoaccettazione.
Il concetto di perfezione é radicato nella mente, luogo in cui nascono le numerose menzogne, frutto di condizionamenti.
Chi tende al perfezionismo fugge dalle proprie radici, dal quotidiano, dalla vita comune.
Eppure é nel silenzio del quotidiano che ritroviamo noi stessi, il nostro nucleo centrale, la nostra radice, quello che i Greci chiamavano Daimon.
Solo lui conosce la nostra strada, le nostre reali aspirazioni, e spesso non corrispondono all’immagine di noi che ci siamo creati nella mente, continuando ad inseguire un perfezionismo che ci allontana sempre di più da noi stessi.
Se é così difficile sopportare i nostri errori, i nostri difetti, come possiamo pensare di perdonare o tollerare i difetti degli altri?
Non riusciamo ad aiutarci reciprocamente e generosamente perché le uniche cose che contano sono dettate dall’idea di ciò che dovremmo essere.
La ricerca della perfezione é una falsa garanzia di protezione contro la possibilità di sbagliare. L’obiettivo non é quello di evitare l’errore ma di accettarlo una volta compiuto, ridonando a noi stessi umanità, prendendo contatto con ciò che siamo, smettendola di recitare.

Il comportamento che evita di sbagliare é già un grande errore.
E’ un atteggiamento che comporta grande spreco di energia psichica, che va a cozzare con ciò che si é!
Se non mi riconosco il diritto di sbagliare, non lo riconosco neanche agli altri! Perfezione e sviluppo non vanno d’accordo!
Lo sviluppo é una capacità che porta alla crescita, incorpora l’errore perché si basa sull’esperienza vissuta.
Il perfezionismo esclude l’esperienza! Tendere alla perfezione é scappare da se stessi, dall’accogliere la propria umanità! Se fuggo da me non potrò mai avvicinarmi alle imperfezioni degli altri, condannandomi ad
una sterilità delle relazioni.
L’imperfezione non esiste così come non esiste la perfezione, nessuno mai é riuscito a raggiungerla, ad un certo punto si sfocia nella patologia, interrompendo l’obiettivo del perfezionista.
Vivere le proprie imperfezioni significa essere in armonia con la natura, dove ogni cosa é diversa, unica ed importante, dove tutto procede armoniosamente.
L’uomo proviene dalla natura, fa parte della natura, e come tale incorpora in sé l’armonia del movimento, del naturale, la bellezza dell’essere e sentirsi umano; perfetto nelle sue imperfezioni.

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