Il freno al cambiamento

La paura é una risposta salvifica che ci protegge da situazioni pericolose.
La riconosciamo dai sintomi fisici:

– tensione
– cambio di respirazione
– palpitazioni
– tremolii
– cambio di salivazione
– sensazione di nodo alla gola

La nostra reazione alla paura può essere di “attacco, fuga o congelamento”.
Esistono due tipi di paure:

– PAURA REALE
Generata da un evento esterno e registrata dal nostro cervello come naturale risposta chiamata “istinto di conservazione”, il nostro corpo agisce in automatico per proteggerci da una situazione di pericolo
( guido l’auto e improvvisamente l’auto davanti a me si blocca, in automatico il mio piede preme il freno prima ancora che ne sia consapevole; ha deciso il mio corpo, mi ha protetto).
In questo caso le reazioni fisiologiche di tremolii, palpitazioni etc… etc.. avvengono dopo la reazione spontanea del corpo. Prima accade l’evento e poi mi spavento perché razionalizzo ciò che sarebbe potuto accadere.

– PAURA IRRAZIONALE
Generata da un certo numero di pensieri che ci portano ad immaginare situazioni o eventi, come proiezioni mentali su ciò che non esiste o che impossibile possa accadere.
Il nostro corpo risponde con sintomi salvifici in un momento in cui non esiste un reale bisogno. Non si tratta di un istinto di conservazione ma di “blocco” a qualcosa che vuole cambiare (devo fare un viaggio in aereo, sul quale non sono mai stata e il mio corpo comincia a reagire a proiezioni mentali su cosa potrebbe accadere).
In questo caso le reazioni fisiologiche si attivano prima dell’evento; la mia mente mi sta boicottando attivando attraverso i pensieri reazioni fisiologiche che agiranno da freno per evitare una nuova esperienza.
Ma perché il cambiamento spaventa così tanto? Il motivo risiede nel significato che attribuiamo al concetto di cambiamento, come accezione negativa.
Per molti, cambiamento vuol dire ripartire da zero, buttare via tutto quello che si é costruito, notiamo come questi pensieri portano con sé la paura del fallimento, del: devo rifare tutto, devo ricominciare da capo.
In periodo di COVID-19, quanto é salvifica la paura che si vive e quanto é limitante? E’ una paura reale oppure irrazionale?
Si tratta di un virus che non ha presenza fisica, allo stesso tempo la sua presenza é documentata dai sintomi che dichiarano lo stato di malattia. Una parte della popolazione vive la paura come presenza di un pericolo costante, palese, che potrebbe procurare malattia e addirittura morte, accusando malesseri come ansia, insonnia, dolori muscolari e articolari.
L’altra parte della popolazione vive la paura come attacco alla propria libertà, accusando stati di rabbia, insofferenza, nervosismo, difficoltà ad addormentarsi.
In entrambi i casi, ciò che attiva i sintomi é la paura del cambiamento che stiamo vivendo, facendo resistenza a decisioni di tipo permissivo/diniego, atteggiamenti catastrofici e rigidi, misure restrittive e spesso incoerenti.
La risposta della popolazione rispecchia e traduce la confusione generata dalle autorità.
Ci posizioniamo tra il pessimismo deleterio e l’ottimismo esagerato facendo fatica ad assumere un concreto realismo per evolvere fiduciosi.
In entrambi i casi é la paura al cambiamento che crea la separazione della popolazione, la resistenza a vivere il qui ed ora come fenomeno evolutivo e non involutivo. Il cambiamento é una sfida, e in questo periodo storico la vita ci porta ad affrontarlo volenti o nolenti, chi lo rifiuta é destinato a vivere in un inferno fatto di paure e frustrazioni.

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