L’esperienza della perdita
Il tradimento non può essere visto come colpa soltanto verso uno dei componenti della coppia.
Sia il tradito che il traditore recitano una parte: il tradito sa da tempo che prima o poi la verità che si nega uscirà fuori, il traditore si assume tutta la responsabilità per apportare una revisione ad un rapporto che galleggiava verso la deriva.
Il tradito ha bisogno di negarsi il sospetto di un terzo incomodo perché ha investito tutto sull’altra persona.
E’ come se, durante la relazione avesse regalato il proprio Io all’altro/a.
Il pensiero di essere abbandonato dal partner rappresenta il vedersi portare via il proprio Io, cosicché il traditore disporrebbe di un “Io ausiliario” ed il tradito resterebbe svuotato del proprio Io.
Il tradito vive questa condizione in maniera ossessiva e persecutoria perché si sente derubato del suo “nucleo vitale”.
Risulta quindi molto importante recuperare il rapporto con la realtà e rivedere la propria condizione di smarrimento temporaneo ricostruendo un Io nutrito da se stessi e non dalla dipendenza.
Il tradimento ci pone davanti noi stessi, esso esiste dal momento che concediamo fiducia, ed acquista risonanza altisonante perché nel concedere la fiducia all’altro/a, torniamo indietro ai primi tradimenti vissuti.
La nostra prima esperienza di vita é un’esperienza di perdita.
Il bambino nel venire al mondo vive il tradimento di perdere quella dimensione di beatitudine e fusionalità vissuta per nove mesi.
Allo stesso modo la madre, nel mettere alla luce il figlio, vive il tradimento di perdere una parte del suo corpo, una parte di sé, vissuta in completa fusionalità per nove mesi.
Per entrambi si interrompe una simbiosi, uno stato di dipendenza, in cui entrambi si configurano nel ruolo di tradito e traditore.
Il bambino si sente tradito dalla madre che lo abbandona attraverso l’espulsione, allo stesso tempo agli occhi della madre egli appare traditore per essersi portato via una parte di sé.
Vediamo che già dalla nascita il bambino viene investito dall’onda del tradimento che non si fermerà a questa prima esperienza ma continuerà per anni.
Si sentirà tradito se la sua venuta al mondo rappresenterà il bisogno di riempire un vuoto nella coppia.
Si sentirà tradito se gli si proietteranno problemi personali irrisolti, oppure rivincite che non si é stati capaci di conseguire personalmente.
La vita mancata dei genitori rappresenta un vero e proprio tradimento nella vita dei figli.
Un tradimento al processo di “individuazione-separazione” che conduce alla libertà identitaria.
Ecco quindi che, consapevolizzare il tradimento ricevuto in una relazione di coppia, comporta un lavoro di “elaborazione della separazione diadica madre-figlio”, probabilmente non affrontato in passato.
Una presa di accettazione di fronte ad un dolore molto simile a quello per un lutto.
Solo attraverso l’antica separazione, entrando nel dolore della prima perdita, si può riemergere come individui creativi.
“Il grado di indipendenza ed autonomia di un individuo, si misura nella sua capacità di saper sperimentare l’assenza”.
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